Ultim’ora pensione, “Ci andate anche se non lavorate”: spetta anche a chi non ha mai avuto un contratto
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Ultim’ora pensione, “Ci andate anche se non lavorate”: spetta anche a chi non ha mai avuto un contratto

Questa categoria anche se non è considerata come gli altri lavoratori ha diritto alla pensione come tutti gli altri

Il lavoro domestico rappresenta una componente essenziale e spesso sottovalutata dell’economia e del benessere sociale in Italia. Occuparsi della casa, gestire la spesa, cucinare, accudire figli, genitori anziani o persone non autosufficienti è un impegno quotidiano che richiede tempo, competenze e responsabilità. Eppure, chi svolge queste attività, spesso donne ma sempre più anche uomini, resta privo di un pieno riconoscimento giuridico ed economico, pur sostenendo con il proprio lavoro il funzionamento della società e del sistema produttivo.

Nonostante la Costituzione italiana riconosca la dignità del lavoro in tutte le sue forme, l’ordinamento continua a non garantire una tutela specifica per chi si dedica esclusivamente alla cura della casa. L’espressione “bonus casalinghe e casalinghi”, spesso citata nei media, è infatti fuorviante: non esiste oggi un sostegno economico universale per chi svolge attività domestiche non retribuite. Esistono, tuttavia, alcune misure di carattere previdenziale o assistenziale che offrono una protezione minima a questa categoria invisibile ma indispensabile.

L’unica forma di tutela strutturata è rappresentata dal Fondo di previdenza volontaria per casalinghe e casalinghi, istituito nel 1996 e gestito dall’INPS. Si tratta di un sistema di contribuzione facoltativa che consente a chi non ha un lavoro retribuito di costruire nel tempo una propria pensione. Possono iscriversi le persone tra i 16 e i 65 anni che si dedicano alla cura della casa e della famiglia. I contributi, liberi nella misura, determinano l’importo futuro della pensione, che può essere richiesta dai 57 anni, purché si sia raggiunto un minimo di cinque anni di versamenti. È prevista anche una pensione di inabilità per chi perda la capacità lavorativa.

Il Fondo rappresenta uno strumento prezioso, ma con limiti evidenti. Non essendo previsto un trattamento minimo, l’importo della pensione può risultare modesto se i versamenti sono irregolari o ridotti. In molti casi, dunque, la rendita non è sufficiente a garantire un sostegno economico adeguato. Tuttavia, per chi non dispone di altre coperture previdenziali, il Fondo costituisce l’unica possibilità concreta di costruire una sicurezza per il futuro, frutto di scelte autonome e responsabili.

L’assegno sociale come ultima rete di sicurezza

Per chi non ha mai versato contributi, resta l’accesso all’assegno sociale, una misura assistenziale rivolta alle persone con più di 67 anni e in condizioni economiche precarie. L’importo, variabile in base al reddito, è pensato per garantire un minimo vitale a chi non dispone di altre entrate. Pur non essendo una misura specificamente legata al lavoro domestico, rappresenta spesso l’unico sostegno per molte persone, in particolare donne, che hanno dedicato la vita alla cura della casa e della famiglia senza riconoscimento contributivo.

Accanto agli strumenti previdenziali e assistenziali, l’Assegno di Inclusione offre un aiuto ai nuclei familiari in difficoltà economica. In questo contesto, chi si occupa di familiari con disabilità, minori o anziani non autosufficienti può essere esonerato dagli obblighi di partecipazione a percorsi di lavoro o formazione. È un segnale di attenzione al ruolo sociale dei caregiver familiari, ma resta una misura inserita in un quadro più ampio e non specificamente pensata per il lavoro domestico.

Casalinga – fonte pexels – Sicilianews24.it

Formazione e reinserimento nel mercato del lavoro

Molti enti locali e Regioni promuovono iniziative di formazione e aggiornamento per favorire il reinserimento lavorativo di chi ha dedicato anni alla cura domestica. Corsi di riqualificazione professionale, incentivi per avviare attività autonome o percorsi di orientamento rappresentano opportunità per valorizzare competenze spesso acquisite in ambito familiare ma spendibili nel mondo del lavoro.

Secondo le stime dell’Istat, oltre il 90% degli italiani tra i 20 e i 74 anni svolge attività domestiche non retribuite, per una media di più di tre ore al giorno. Tradotto in valore economico, questo impegno equivale a oltre 700 miliardi di euro l’anno, pari a circa il 40% del PIL nazionale. La Corte Costituzionale ha da tempo riconosciuto il valore sociale di questo lavoro, richiamando l’articolo 35 della Costituzione. Tuttavia, l’Italia non dispone ancora di una norma che ne sancisca un riconoscimento pieno. Il lavoro di cura resta così un pilastro invisibile, fondamentale ma privo di un sistema di tutele coerente con la sua importanza.

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