
L’ultimo saluto a Paolo Taormina: “Non ci sono addii, sarai sempre con noi”
Si è aperta ieri al PalaOreto la camera ardente per Paolo Taormina, il giovane di 21 anni ucciso sabato scorso davanti al locale di famiglia, nel quartiere della Noce. Attorno al feretro, avvolto nel silenzio e nel dolore, si stringono i genitori, i parenti e gli amici più cari. Nella sala è stata collocata una gigantografia di Paolo, sorridente, con la scritta: “Non ci sono addii, per noi ovunque tu sia ci sarai sempre”.
Accanto, uno striscione firmato dai “ragazzi della Noce” ricorda il giovane con parole semplici ma toccanti: “Paolo resterai per sempre il nostro barman”. Alla camera ardente si sono recati anche il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, insieme a diversi assessori e consiglieri comunali, per portare la vicinanza dell’amministrazione alla famiglia e alla comunità colpita da questa tragedia.
I funerali si terranno giovedì 16 ottobre alle 10 nella Cattedrale di Palermo, dove si prevede una grande partecipazione di cittadini, amici e conoscenti del giovane.
Il dolore del padre: “Voglio sapere perché ha sparato a mio figlio”
“Voglio incontrare Gaetano Maranzano per chiedergli perché ha sparato e ucciso mio figlio”, ha detto con voce rotta Giuseppe Taormina, padre di Paolo, davanti al Policlinico dove si è svolta l’autopsia. Decine di amici e parenti hanno atteso per ore l’esito degli esami e la restituzione della salma. Dopo il nulla osta, un lungo corteo di scooter ha accompagnato il feretro fino al PalaOreto, in un silenzioso tributo al giovane ucciso.
L’autopsia ha confermato la presenza del proiettile nel cranio, come già evidenziato dalla Tac effettuata nei giorni scorsi.
“Scriveva a mia moglie, mi voleva sfidare”
Gaetano Maranzano, presunto responsabile dell’omicidio del 21enne ha confessato: “Mi dichiaro colpevole”, ha detto ai magistrati nell’interrogatorio di lunedì. L’indagato ha poi parlato delle ragioni che lo hanno spinto a sparare. “Quattro mesi fa scriveva a mia moglie con profili falsi su TikTok e Instagram, poi ho saputo che era lui. Siccome mi guardava male e si agitava, nel suo cervello mi voleva sfidare”, ha dochiarato. Maranzano ha spiegato di essere partito dallo Zen con alcuni amici e di avere raggiunto via Spinuzza verso le due e mezza di notte. Racconta che, appena arrivato davanti al locale, “c’era un ragazzo con un gilet bianco che discuteva con noi, ma io non l’ho aggredito”. Quest’ultimo , non è stato ancora rintracciato, ma potrebbe aiutare a ricostruire cos’è accaduto.
La città dei giovani che chiedono sicurezza
Dopo la tragedia, Palermo si è mobilitata. Circa duecento ragazzi, tra i 14 e i 18 anni, hanno partecipato a una manifestazione spontanea per dire basta alla violenza e chiedere maggiore sicurezza nelle strade e nei luoghi della movida.
Durante il presidio, i giovani si sono alternati al microfono per esprimere paure, rabbia e desiderio di cambiamento.
“Vogliamo sapere che se usciamo per divertirci poi torneremo a casa sani e salvi – ha detto uno studente –. Chiediamo protezione, più controlli e forze dell’ordine presenti ogni sera per difenderci dai criminali.”
Il dolore per la morte di Paolo Taormina si è così trasformato in un grido collettivo di richiesta di giustizia e di sicurezza, nella speranza che una tragedia simile non si ripeta più.
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