Qualità della vita 2025 in Sicilia: Catania e Palermo giù, Siracusa fanalino di coda
La 36ª edizione della Qualità della Vita del Sole 24 Ore conferma un’Italia a due velocità. In cima alla classifica svettano Trento, Bolzano e Udine, mentre in fondo si concentrano quasi tutte le province del Mezzogiorno, Sicilia in testa. I risultati, pubblicati oggi dal quotidiano, certificano progressi e arretramenti in un quadro che da oltre trent’anni mostra squilibri strutturali difficili da colmare.
Il Nord domina la top ten, risalgono le grandi città
La parte alta della graduatoria è ancora una volta appannaggio del Nord. Subito dopo il podio, Bologna si conferma al quarto posto, seguita da Bergamo, vincitrice nel 2024, che scende in quinta posizione. Treviso mette a segno un balzo di 18 posizioni e sale al sesto posto, davanti alla solida Verona (settima). Milano entra in top ten in ottava posizione, mentre Padova torna tra le prime dieci dopo trent’anni, piazzandosi nona. Chiude Parma, decima.
Anche le grandi aree metropolitane mostrano una tendenza al recupero. Roma registra un significativo +13 posizioni e si attesta al 46° posto; Genova sale all 43° (+11); Torino avanza alla 57ª (+1) e Firenze resta stabile al 36°. Le eccezioni negative sono Bari e Catania, le uniche due metropoli a peggiorare il proprio piazzamento rispetto all’anno precedente.
Sicilia in coda: Siracusa arretra, Catania giù di tredici posti
Il fanalino di coda resta il Mezzogiorno, con una situazione pesante soprattutto per le province siciliane. Ragusa, pur essendo la “migliore” dell’isola, si ferma all’82° posto. Siracusa scivola al 106°, mentre Catania perde terreno e scende al 96° posto, con un calo di ben tredici posizioni. Va leggermente meglio a Palermo, che guadagna tre gradini e risale al 97°, senza però riuscire a invertire un trend che penalizza l’intera regione. Messina è 91ª e Agrigento, Enna e Caltanissetta restano verso il fondo della classifica. Le ultime 22 posizioni, non a caso, sono occupate tutte da province meridionali. A chiudere la graduatoria è, per il secondo anno consecutivo, Reggio Calabria.
Il Sud paga ritardi che si trascinano da decenni, nonostante alcuni punti di forza — come demografia più giovane, clima favorevole e costo della vita più basso — e nonostante i finanziamenti, inclusi quelli del PNRR, che hanno sostenuto imprese e PIL. Secondo il Sole 24 Ore, la competitività sui fronti del lavoro, dell’attrattività culturale e dell’offerta formativa permette ad alcune aree urbane di attenuare le disuguaglianze interne, ma non basta a colmare il divario geografico.
I sei indicatori e i territori leader: Milano e Bologna al top
L’indagine misura la qualità della vita attraverso 90 indicatori organizzati in sei macro-aree: ricchezza e consumi; affari e lavoro; ambiente e servizi; demografia, società e salute; giustizia e sicurezza; cultura e tempo libero.
Le classifiche parziali confermano i “campioni” delle diverse dimensioni del benessere. Milano resta prima sia in Ricchezza e consumi sia in Affari e lavoro; Brescia guida Ambiente e servizi; Bologna si conferma al vertice in Demografia, salute e società; Oristano è prima per Giustizia e sicurezza; Trieste domina Cultura e tempo libero.
C’è anche una menzione speciale per Siena, che conquista la quinta edizione dell’indice dedicato alla Qualità della vita delle donne. La valutazione si basa su 14 parametri, tra cui occupazione femminile, presenza di donne nei ruoli decisionali, numero di laureate e livelli di competenze numeriche e alfabetiche. L’indice confluisce nella classifica generale all’interno dell’area Demografia, salute e società, contribuendo a restituire un quadro più completo della condizione femminile nei territori.
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