
Padre Pino Puglisi, trentadue anni dopo: il ricordo del coraggio di un prete di frontiera
Padre Pino Puglisi ha dedicato la sua vita agli uomini e alle donne di Brancaccio, ai giovani immersi nelle difficoltà quotidiane, rendendo feconde la sua vocazione e la sua passione. Il 15 settembre 1993, nel giorno del suo 56esimo compleanno, venne ucciso dalla mafia dei Graviano, un delitto che la Cassazione ha definito “martirio” commesso in odio alla fede. La sua vita e il suo impegno civile lo hanno reso un simbolo della lotta alla mafia e della responsabilità sociale.
Celebrazioni e iniziative a Palermo
Anche quest’anno la città di Palermo ha ricordato padre Puglisi con una serie di iniziative che hanno coinvolto istituzioni, scuole e cittadini. Ieri si è tenuta una partecipata messa in cattedrale, presieduta dall’arcivescovo Corrado Lorefice, mentre oggi al Centro Polivalente Sportivo “Padre Pino Puglisi & Padre Massimiliano Kolbe” di Brancaccio sono stati piantati venti ulivi in memoria dei bambini uccisi nella strage di Bullenhuser Damm, in occasione dell’ottantesimo anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale.
Alle 18:30, nella parrocchia Santa Maria della Pietà, dove Puglisi fu battezzato, è prevista una celebrazione eucaristica. Mercoledì 17 settembre sarà presentato il progetto di riqualificazione della piazzetta Beato padre Pino Puglisi, nell’ambito dell’iniziativa “Situare la memoria”. Giovedì, il Consiglio della II Circoscrizione si riunirà in seduta straordinaria, mentre venerdì mattina in cattedrale si terrà “Un fiore per 3P”, con la partecipazione delle scuole e dei minori del Centro di accoglienza Padre nostro.
Anche le scuole dell’Isola sono chiamate a ricordare il Beato. L’assessorato regionale dell’Istruzione ha invitato tutti gli istituti a dedicare un momento di riflessione alla memoria del sacerdote di frontiera, rafforzando tra i più giovani la cultura della legalità, della responsabilità e dell’impegno civile. “L’anno scolastico si apre quest’anno nel ricordo di don Pino Puglisi – ha dichiarato l’assessore Mimmo Turano – per onorarne l’impegno civile e trasmettere alle nuove generazioni l’eredità morale che ci ha lasciato”.
Un martire della legalità
Padre Puglisi è stato assassinato perché scomodo, perché impegnato a educare le coscienze e a costruire comunità consapevoli. La sentenza della Cassazione ha confermato che Giuseppe e Filippo Graviano ordinarono il delitto, eseguito da un commando che comprendeva Gaspare Spatuzza, Cosimo Lo Nigro, Luigi Giacalone e Nino Mangano. Il killer Salvatore Grigoli, oggi collaboratore di giustizia, racconta ancora la forza del sorriso di Puglisi, un gesto che colpì profondamente chiunque lo incontrasse.
Il 25 maggio 2013, padre Pino Puglisi è stato beatificato nel grande prato verde del Foro Italico, di fronte al mare. La Chiesa ha riconosciuto in lui un modello di religiosità calata nella realtà sociale, un prete austero e rigoroso, immerso nelle difficoltà del quartiere ma sempre vicino alla vita concreta delle persone. La sua beatificazione ha reso ufficiale il valore morale del suo impegno, trasformando la sua memoria in un esempio universale di coraggio e dedizione.
Padre Puglisi si definiva semplicemente “uno che ha cercato di lavorare per il Regno di Dio”, senza pretese di teologia o sociologia. La sua sfida era coinvolgere tutti nel costruire una comunità più giusta: “E se ognuno fa qualcosa”, ripeteva, sottolineando l’importanza del contributo personale nel migliorare la società. La sua vita resta testimonianza di una presenza concreta nel territorio, una lezione di legalità e di coraggio che continua a ispirare generazioni.
Oggi, trentadue anni dopo la sua morte, la memoria di padre Puglisi vive nelle celebrazioni, negli ulivi piantati, nelle scuole e nella coscienza collettiva della città. La sua eredità morale continua a insegnare che l’impegno civile, la dedizione alla comunità e il coraggio nella difesa della legalità sono valori eterni. Per Brancaccio e per tutta Palermo, resta un punto di riferimento imprescindibile, un faro di speranza e di resistenza contro ogni forma di violenza e ingiustizia.
Lagalla: “Semi che piantato non restino commemorazioni”
“Sono passati 32 anni dall’uccisione di Padre Pino Puglisi. Trentadue anni da quel sorriso che, più di mille discorsi, ha messo in crisi chi pensava di poter continuare a comandare con la paura. Oggi non celebriamo un’icona, ma ricordiamo un uomo. Un prete che non cercava il martirio né voleva fare l’eroe. Padre Puglisi è stato, semplicemente, un cittadino che ha fatto il proprio dovere con coerenza. E in una terra come la nostra, dove la normalità è spesso rivoluzionaria, questo è bastato per attirare l’odio mafioso”. Così, in una nota, il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla.
“Non ha mai lanciato proclami. Non ha mai cercato lo scontro diretto. Ha scelto l’unico vero modo di combattere la mafia: restituire dignità, opportunità e coscienza a chi sembrava condannato al silenzio e alla rassegnazione. La sua morte non è servita a fermare quel cambiamento. Al contrario, ha reso ancora più evidente quanto la mafia abbia paura dell’educazione, del pensiero libero, dei piccoli gesti quotidiani che costruiscono comunità. Palermo ha bisogno di memoria, ma ancora di più ha bisogno di continuità. I semi che ha piantato Padre Puglisi non devono restare commemorazioni. Devono essere scelte. Ogni giorno”.
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