Fallita la banca n.1 in Italia, “Consumatori i vostri risparmi sono in pericolo”: correte subito a prelevare
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Fallita la banca n.1 in Italia, “Consumatori i vostri risparmi sono in pericolo”: correte subito a prelevare

Le banche fallite in Italia e l’introduzione delle nuove regole europee: la risoluzione come strumento di stabilità

Il 2015 è stato un anno cruciale per il sistema bancario italiano. Diverse realtà creditizie, di dimensioni e tipologia differenti, sono finite in liquidazione coatta amministrativa, termine tecnico che equivale al fallimento nel linguaggio comune. Tra queste si segnalano una SGR, Axia Immobiliare, tre banche di credito cooperativo – Banca Romagna, Banca Padovana e Banca Brutia – tre società per azioni, cioè la Banca delle Marche, la Cassa di Risparmio di Ferrara e la Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti, e una banca popolare, l’Etruria e Lazio. Questi casi hanno messo in evidenza le fragilità strutturali del settore bancario italiano e hanno anticipato l’urgenza di nuove regole comuni a livello europeo.

Proprio per prevenire situazioni simili, l’Unione Europea ha modificato le norme che disciplinano l’intervento pubblico a favore delle banche in crisi. L’obiettivo principale è tutelare i risparmiatori e, allo stesso tempo, ridurre il rischio che il costo dei salvataggi ricada sui contribuenti. Per questo motivo è stata introdotta una procedura uniforme di risoluzione, valida per tutti i 19 Stati membri dell’area dell’euro. In Italia, dal 21 settembre 2015, la Banca d’Italia ha assunto ufficialmente il ruolo di autorità di risoluzione.

La risoluzione rappresenta un passo avanti significativo nella gestione delle crisi bancarie. Essa consente di intervenire in maniera ordinata quando una banca si trova in grave difficoltà, evitando conseguenze drammatiche per i correntisti e per la stabilità del sistema finanziario. La differenza principale rispetto al passato è che la procedura è armonizzata, riducendo la frammentazione normativa e rendendo più efficaci e rapide le decisioni da adottare.

Quando una banca è a rischio, la risoluzione può essere applicata secondo quattro strategie principali. La prima consiste nella cessione dell’istituto in crisi a un altro intermediario solido. La seconda prevede la creazione di una banca ponte, una struttura temporanea che gestisce le attività e le passività in attesa di una successiva vendita. La terza modalità riguarda la costituzione di una cosiddetta bad bank, incaricata di smaltire i crediti deteriorati. Infine, il quarto strumento è il bail-in, cioè il salvataggio interno.

Il meccanismo del bail-in

Il bail-in è il fulcro delle nuove regole europee. Esso stabilisce che, in caso di crisi, siano gli azionisti e i creditori a farsi carico delle perdite, e non più i contribuenti. Il valore delle azioni può essere ridotto e alcuni crediti possono essere convertiti in capitale, contribuendo così alla ricapitalizzazione dell’istituto. Si tratta di una novità radicale per l’Italia, abituata a interventi pubblici di sostegno, e ha suscitato ampi dibattiti per l’impatto diretto sui risparmiatori.

Con il bail-in si assiste a un vero e proprio cambio di paradigma. Mentre in passato lo Stato interveniva spesso per evitare il collasso delle banche, ora la responsabilità ricade in primo luogo su chi ha investito in azioni e obbligazioni bancarie. L’intento è duplice: da un lato responsabilizzare gli investitori, dall’altro ridurre l’onere per i bilanci pubblici. Tuttavia, questo meccanismo richiede una maggiore trasparenza da parte delle banche e una migliore informazione per i clienti, affinché siano consapevoli dei rischi assunti.

Clienti disperati -fonte pexels – Sicilianews24.it

Il Meccanismo di risoluzione unico

Dal 1° gennaio 2016 è entrato in vigore il Meccanismo di risoluzione unico (SRM), che centralizza la gestione delle crisi bancarie per tutti i Paesi dell’area euro. Grazie a questo strumento, le procedure di risoluzione vengono coordinate a livello europeo, aumentando la coerenza e la rapidità degli interventi. Il SRM rappresenta un tassello fondamentale dell’Unione bancaria, il progetto europeo volto a garantire stabilità e protezione ai depositanti.

Per finanziare gli interventi necessari è stato creato il Fondo di risoluzione unico (SRF), alimentato dalle stesse banche e dalle società di intermediazione mobiliare sottoposte al nuovo sistema. L’obiettivo è raggiungere una dotazione pari all’1% dei depositi protetti di tutte le banche dell’eurozona. Questo strumento, finanziato dal settore privato, mira a ridurre al minimo l’uso di denaro pubblico e a rafforzare la fiducia dei cittadini nella capacità del sistema bancario europeo di affrontare future crisi senza scaricarne i costi sulla collettività.

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