
Domani al via il conclave per eleggere il nuovo Papa
La messa “pro eligendo”, l’”extra omnes”, il segreto assoluto, le schede bruciate e la conseguente fumata dal comignolo. Sono solo alcuni dei riti e dei simboli del conclave, termine con il quale si intende la riunione del collegio cardinalizio della Chiesa cattolica per l’elezione del nuovo papa, nonché la sala dove avviene la riunione, nella Cappella Sistina. Il termine deriva dal latino cum clave, cioè “(chiuso) con la chiave” o “sottochiave”.
L’evento storico che diede questo nome all’elezione dei pontefici risale al 1270, quando gli abitanti di Viterbo, allora sede papale, stanchi di anni di indecisioni dei cardinali, li chiusero a chiave nella sala grande del palazzo papale, per costringerli a decidere al più presto chi eleggere come nuovo pontefice. In quel caso il ruolo andò a papa Gregorio X, che istituì il conclave nel 1274.
Domani alle 16.30 è fissato l’inizio del conclave. Nei giorni precedenti si sono svolte le congregazioni generali, ovvero delle riunioni dei cardinali già presenti a Roma in cui si iniziano a definire i preparativi per il conclave ma ci si confronta anche sulle tematiche più rilevanti per il magistero della chiesa. Il giorno fissato per l’inizio del Conclave, tutti i cardinali si riuniscono nella basilica di San Pietro e vi celebrano la Missa “pro eligendo Romano Pontifice”, presieduta dal cardinale decano.
Il pomeriggio stesso i cardinali elettori si ritrovano presso la Cappella Paolina e si avviano in processione verso la Cappella Sistina, dove, nei giorni dell’interregno, si è proceduto a installare un pavimento sopraelevato (di 70 cm, in linea con i gradini dell’altare) in legno rivestito da moquette, con uno scopo sia pratico (proteggere il pavimento cosmatesco, facilitare gli spostamenti e il posizionamento degli arredi del conclave) che simbolico (il pavimento infatti evita che qualcuno si posizioni più o meno in alto degli altri). Nella zona corale sono allestiti i banchi per la votazione. A rafforzare la dimensione di clausura, le finestre sono sigillate e tutto l’ambiente è ripetutamente perquisito e bonificato da qualsiasi sistema di trasmissione sonora e visiva verso l’esterno. Per tutta la durata del conclave è imposta la più assoluta segretezza: ai cardinali, ai conclavisti e a tutto il personale presente è fatto divieto di rivelare in qualsiasi modo qualsiasi informazione anche minima in merito all’elezione, di conversare con persone fuori dal conclave o di comunicare con qualsiasi mezzo. Agli elettori non sono inoltre permessi l’uso della televisione e la lettura di giornali. La violazione anche minima del segreto da parte del personale ammesso ad assolvere alle incombenze del conclave è un gravissimo reato, punibile con la scomunica. Il segreto va mantenuto anche dopo la fine del conclave.
Nel caso in cui le elezioni inizino il pomeriggio del primo giorno di conclave, vi è un solo scrutinio. I giorni seguenti vi sono due scrutini al mattino e due al pomeriggio, fino all’elezione del nuovo papa. Oltre la cancellata marmorea del presbiterio è montata la stufa nella quale verranno bruciati appunti e voti degli elettori per produrre i segnali di fumo previsti: fumata nera quando non viene raggiunto il quorum previsto e una bianca per la votazione in cui invece viene eletto il nuovo pontefice. Nel conclave del 2013, alle carte e al combustibile (tipicamente paglia) sono stati aggiunti dei fumogeni: per la fumata nera, da perclorato di potassio, antracene e zolfo; per la fumata bianca, da clorato di potassio, lattosio e colofonia.
Giunti nel coro della cappella, il cardinale decano pronuncia per tutti gli elettori il giuramento, nel quale ci si impegna tra l’altro a mantenere il segreto su tutto ciò che riguarda il Conclave. Quando tutti i cardinali hanno pronunciato il giuramento, il maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie pronuncia la celebre formula “Extra omnes” (“Fuori tutti”), che impone a tutti gli astanti che non siano lo stesso maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, l’ecclesiastico incaricato di tenere l’ultima meditazione e i cardinali elettori, di uscire dalla Cappella Sistina. Usciti gli altri, il maestro chiude la porta di accesso a chiave.
Benedetto XVI con il motu proprio “De Aliquibus Mutationibus” ha stabilito che la maggioranza dei voti per l’elezione del papa deve essere pari ai due terzi dei cardinali votanti per tutti gli scrutini. A partire dal 34º scrutinio (o 35º se si era votato anche il giorno di apertura del conclave) si deve procedere al ballottaggio tra i due nomi che nell’ultimo scrutinio hanno ottenuto la maggioranza dei voti. L’elezione avviene sempre con maggioranza di almeno i due terzi dei cardinali, dai quali vanno esclusi i due che sono al ballottaggio.
Una volta che un candidato riceve un numero di voti pari o superiore ai due terzi del numero totale dei votanti, l’elezione è canonicamente valida. Il decano si rivolge all’eletto e gli domanda “Acceptasne electionem de te canonice factam in Summum Pontificem?” (“Accetti la tua elezione, canonicamente avvenuta, a Sommo Pontefice?”). Alla risposta affermativa chiede: “Quo nomine vis vocari?” (“Con quale nome vuoi essere chiamato?”. Dopo l’accettazione si procede alla bruciatura delle schede, facendo in modo che dal comignolo visibile da piazza San Pietro esca la fumata bianca. Dopo la sua proclamazione, il papa neoeletto si ritira nella Stanza delle Lacrime, ovvero nella sacrestia della Cappella Sistina, per indossare per la prima volta la talare bianca e i paramenti, con i quali si presenterà in pubblico dalla ‘loggia delle benedizioni’ della basilica di San Pietro.
Dopo la vestizione con i paramenti papali, il neoeletto ritorna nella Cappella Sistina e siede alla cattedra. Il cardinale decano invita il nuovo papa, “eletto alla Cattedra di Pietro”, a rileggere un passo del Vangelo secondo Matteo nel quale Cristo promise a Pietro e ai suoi successori il primato del ministero apostolico. A seguire i cardinali si accostano al nuovo Sommo Pontefice per prestargli l’atto di ossequio e di obbedienza. Dopo il canto del ‘Te Deum’ il conclave è ufficialmente terminato. Spetta al cardinale protodiacono dare l’annuncio della nuova elezione, affacciandosi dalla loggia centrale della basilica di San Pietro e pronunciando la frase ‘Habemus papam’. Subito dopo, sulla stessa loggia, il nuovo pontefice fa la sua prima apparizione pubblica e impartisce la solenne benedizione Urbi et Orbi. Fino all’elezione di papa Giovanni Paolo II non era consuetudine che il nuovo pontefice parlasse alla folla riunita in piazza San Pietro prima della benedizione.
-Foto Vatican Media-
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