“Agente ho solo richiesto l’Assegno di inclusione”, 3 anni di reclusione: da oggi la legge lo vieta
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“Agente ho solo richiesto l’Assegno di inclusione”, 3 anni di reclusione: da oggi la legge lo vieta

Polizia – fonte_Ansa – sicilianews24.it

La legge mette il divieto definitivo a una delle azioni che più spesso hanno compiuto gli italiani in questi ultimi mesi, addio al sostegno economico. 

Si sono nettamente intensificati i controlli e le recenti modifiche normative, per quello che riguarda l’ottenimento di benefici economici dallo Stato. Questo è diventato un terreno scivoloso per molti cittadini, soprattutto nel caso in cui venga varcata la sottile linea tra legittimo diritto e dichiarazioni mendaci.

Il Governo ha deciso che era il momento di tirare una stretta definitiva tra coloro che si comportavano in maniera illecita, cercando, in qualche modo di fermare coloro che si macchiano di comportamenti che non sono proprio nel rispetto della legge.

Tra le misure maggiormente richieste e potenzialmente in grado di aiutare buona parte delle famiglie ecco comparire l’Assegno di inclusione, il nuovo sussidio introdotto per aiutare le famiglie più fragili, che ha sostituito in gran parte il Reddito di cittadinanza. Ma attenzione: da oggi anche un piccolo errore, o peggio ancora, una falsità consapevole, può trasformarsi in reato.

Ecco quindi cosa sapere a riguardo.

Richiedere un bonus potrebbe far scattare pene severe

Nell’ultimo aggiornamento legislativo, è stato ribadito con molta forza che qualsiasi beneficio economico che viene concesso dallo Stato deve poggiare su dichiarazioni veritiere, documentazione corretta e trasparenza. Quindi tutti coloro che presentano una domanda falsa od ometta volontariamente informazioni rischia la reclusione da sei mesi a tre anni. Le autorità componenti, tra cui anche l’INPS le Forze dell’Ordine, hanno intensificato i controlli incrociati sui dati dichiarati dai richiedenti.

Quindi il solo invio non finisce la situazione, anche considerando che ogni dato che viene fornito, deve poi essere verificato dagli enti e se risulta essere: errato od omesso volontariamente, può comportare l’apertura di un procedimento penale. Nel caso in cui, nel fornire i dati mendaci si viene aiutati anche dal CAF, si rischia ancora di più. Le nuove norme vogliono scoraggiare chi pensa di tentare la fortuna con richieste non del tutto oneste, credendo che le verifiche non siano approfondite.

Manette – fonte_Canva – sicilianews24.it

Quando chiedere l’Assegno diventa un reato: il nodo dei documenti falsi

Ad essere illegale non è la semplice richiesta del sussidio, ma la modalità con cui viene fatta, ovvero l’uso di documenti falsi o l’omissione volontaria di informazioni rilevanti. Viene quindi considerato reato, dichiarare un reddito inferiore per rientrare nei limite ISEE,  non segnalare la presenza di un secondo immobile, nascondere un familiare con lavoro regolare o dichiarare falsamente una disabilità.

Sono reati anche, falsificare i contratti d’affitto, le autocertificazioni di stato di famiglia e altri comportamenti volti a nascondere realtà che non darebbero accesso alla misura. La condanna va sai 3 mesi ai 6 anni di reclusione.

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