
Simona muore a 20 anni durante una festa, si indaga sui 50 minuti di buco
Un mistero lungo cinquanta minuti. È il tempo in cui si è consumata la tragedia di Simona Cinà, 20 anni, pallavolista di Capaci con la passione per il mare. La giovane è morta nella notte tra sabato e domenica, annegata in piscina durante una festa di laurea in una villa di Bagheria, nel Palermitano. Un dramma su cui indagano i carabinieri e la Procura di Termini Imerese, mentre i genitori, il fratello e la sorella gemella chiedono una sola cosa: la verità.
“L’ultimo post di Simona è di sabato notte. È a un distributore di benzina con due amici. “Sono già ubriaco”, dice uno dei due nel video pubblicato su Instagram”, riferisce l’avvocato della famiglia Cinà, Gabriele Giambrone. La festa era stata organizzata da due ragazzi in una villetta presa in affitto per celebrare la laurea. Nei giorni precedenti, tramite WhatsApp, erano stati inviati decine di inviti con la promessa di una “Serata alcolica” “Vi terremo idratati”, avevano scritto, seguiti da una sfilza di emoji con bicchieri e bottiglie.
Nel giardino della villa si ritrovano circa 80 giovani. Ballano, bevono, chiacchierano. Simona è tra loro. È serena, sta bene. All’una scrive alla madre: “Sto per fare il bagno in piscina, non avrò con me il cellulare per un po’”. Poi, il buio. Alle 3.20 la sua migliore amica, come racconterà ai carabinieri, lascia la villa. Simona resta con altri ragazzi. Alle 4.10 arriva una telefonata al numero unico di emergenza. Tre minuti dopo scatta la segnalazione al 118. L’ambulanza arriva alle 4.23.
Quando i soccorritori entrano nella villa, Simona è già fuori dall’acqua. Qualcuno ha provato, in modo maldestro, a rianimarla: a testimoniarlo sarebbero i segni rossi trovati sul petto della ragazza, secondo quanto riferito dal medico legale. Ma è troppo tardi. Alle 4.50, la madre di Simona, preoccupata perché la figlia non è ancora tornata a casa, la chiama. Risponde un giovane: “Venga, Simona sta male”.
La famiglia Cinà – il padre impiegato in un supermercato, la sorella gemella e il fratello maggiore – corre nella villa, dove all’alba arriva anche il legale di famiglia. Trovano ad attenderli una ventina di ragazzi sotto choc, molti ancora in costume. Le versioni sono tutte simili: “Non ci siamo resi conto di quello che era successo. L’abbiamo vista in piscina morta dopo un po’”.
Le versioni che non convincono
Una ricostruzione che non convince l’avvocato Giambrone: “Come è possibile che decine di persone, in uno spazio di meno di 100 metri quadri, abbiano impiegato minuti a vedere un cadavere in una piscina poco più grande di una vasca? E perché, come raccontano alcuni, Simona era a faccia in su? Se fosse caduta in acqua dopo essere stata male non avrebbe assunto quella posizione”.
L’autopsia, attesa nei prossimi giorni, dovrà chiarire se la giovane abbia avuto un malore una volta entrata in acqua. Ma, sottolinea ancora il legale, “Simona era in ottima salute, faceva una vita molto sana ed evitava di bere, essendo una sportiva. E comunque resta inspiegabile che nessuno si sia accorto di nulla per minuti”.
Cosa è successo tra le 3.20 e le 4.10
I genitori, straziati, chiedono verità. “Voglio sapere cosa è successo a mia figlia, perché è morta, io voglio sapere solo perché…», dice tra le lacrime la madre della ragazza, nello studio legale dell’avvocato Giambrone. Poi aggiunge: “Era una brava ragazza, studiava, amava lo sport e la conoscevano tutti. Era solare, non litigava mai con nessuno. Era buona, portava sempre a termine i suoi traguardi. Perché? Cosa è successo? Perché è morta in una festa? Perché? Vogliamo sapere solo cosa è successo a mia figlia. Vi prego, cosa è successo. Perché? Perché hai avuto questo?”.
Il padre ribadisce: “Vogliamo chiarezza sulla fine di nostra figlia”. E lancia si chiede: “C’erano solo bottiglie d’acqua, la piscina era pulita, noi abbiamo chiamato per avere notizie su mia figlia. Dov’è finito l’alcool?”. Poi ricorda le passioni della figlia: “Mia figlia era una sportiva, era un pesce in acqua. Vogliamo sapere cosa è successo”. E insiste: “Non è normale che c’erano solo bottiglie d’acqua e la piscina era pulita. Non siamo stati chiamati. Anzi, alle 4.45 mia moglie ha chiamato perché ancora non ci chiamava nessuno. Abbiamo chiamato per caso. Quindi vogliamo capire l’alcol dov’è finito. Mia figlia era un pesce d’acqua, faceva surf, beach volley. Lo sport era la sua vita, curava il corpo, studiava al terzo anno di università. Noi vogliamo sapere cosa è successo a mia figlia, questo soltanto”.
La Procura di Termini Imerese ha aperto un fascicolo contro ignoti per omicidio colposo.
Foto Ipa
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