
Pensioni, “Ci andate a 52 anni”: non dovete più lavorare fino a spaccarvi la schiena | Siete liberi
Pensionato (Pexels) Sicilianews24
In Europa esistono tante differenze tra stati membri e una di queste riguarda proprio le pensioni. Cosa c’è da sapere.
Il sistema pensionistico italiano è stato trasformato per affrontare l’invecchiamento della popolazione. Originariamente basato sul sistema retributivo, che calcolava la pensione sulle ultime retribuzioni percepite, si è rivelato insostenibile nel tempo a causa delle mutate condizioni demografiche.
Per garantire la stabilità del sistema, è stato introdotto il metodo contributivo. In questo nuovo modello, la pensione è calcolata in base ai contributi effettivamente versati durante tutta la carriera lavorativa e rivalutati in base alla crescita del PIL.
I requisiti per la pensione di vecchiaia sono stati innalzati nel corso degli anni. L’età pensionabile è ora collegata all’aspettativa di vita, attraverso un meccanismo di aggiornamento automatico e biennale che adatta i limiti di accesso al pensionamento.
L’obiettivo di queste riforme è assicurare la tenuta finanziaria del sistema nel lungo periodo. Il risultato è un quadro previdenziale più severo, che richiede contributi maggiori e ritarda l’età di uscita dal mondo del lavoro, adattandosi ai cambiamenti demografici.
In pensione in anticipo
Nel sistema pensionistico italiano esistono diverse forme di pensione anticipata. Tra le opzioni principali c’è la “Quota 103”, che consente il pensionamento a 62 anni di età e con un minimo di 41 anni di contributi, disponibile fino alla fine del 2025.
Per le donne è valida “Opzione Donna”, che nel 2025 permette di uscire dal lavoro a 61 anni con 35 di contributi. Un’altra misura è l’APE Sociale, destinata a categorie svantaggiate, che prevede un assegno ponte a partire dai 63 anni e 5 mesi con un’anzianità contributiva che varia dai 30 ai 36 anni.
Pensione (Pixabay) Sicilianews24
In pensione a 52 anni
In tutta Europa, l’età pensionabile presenta differenze significative, con una chiara tendenza all’innalzamento dovuta alle mutate dinamiche demografiche. Mentre alcuni Paesi mantengono requisiti più flessibili, come la Lituania, altri hanno già alzato l’asticella a 67 anni, tra cui l’Italia e la Germania. Questo trend non si ferma qui: la Danimarca, ad esempio, sta programmando di portare l’età di ritiro a ben 69 anni per le future generazioni. Controcorrente è l’esempio della Turchia dove, con alcune riforme, è possibile andare in pensione a 52 anni.
Le riforme previdenziali hanno come obiettivo principale la sostenibilità finanziaria a lungo termine. Per raggiungere questo scopo, l‘età pensionabile viene sempre più spesso collegata all’aspettativa di vita. Un meccanismo automatico, consigliato anche dall’OCSE, adatta i requisiti del pensionamento alla longevità media della popolazione. Questo approccio garantisce una maggiore equità tra le generazioni e assicura che il sistema possa resistere alle pressioni economiche e sociali, proteggendo la sicurezza finanziaria dei cittadini anche in futuro.
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