Ordine degli Psicologi della Sicilia, giornata mondiale contro la violenza sulle donne
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Ordine degli Psicologi della Sicilia, giornata mondiale contro la violenza sulle donne

In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, l’Ordine degli Psicologi della Regione Siciliana ribadisce con forza il ruolo cruciale del linguaggio nel contrasto alla violenza. La Presidente dell’Ordine, Enza Zarcone, sottolinea come certe narrazioni, anche involontarie, finiscano per spostare la responsabilità sulle vittime, normalizzare la violenza e distogliere l’attenzione dalle responsabilità culturali e sociali.

“Il linguaggio non è marginale: è parte del problema e parte della soluzione” dichiara la Presidente Zarcone. “Alcune frasi, anche dette in buona fede, spostano la responsabilità sulle donne, semplificano dinamiche complesse o normalizzano la violenza. Dire ‘avrebbe dovuto denunciare’ o ‘perché non se n’è andata?’ significa ignorare ciò che la scienza ci insegna: la violenza agisce attraverso cicli di controllo, paura, dipendenza e isolamento”.

Con riferimento ad una recente dichiarazione del Ministro Nordio, l’Ordine mette in guardia contro narrazioni che attribuiscono la violenza a presunte predisposizioni biologiche maschili, come l’idea di una “resistenza genetica dell’uomo alla parità”. La Presidente Zarcone rigetta con fermezza tali stereotipi privi di fondamento scientifico. “Non esiste alcun ‘gene della dominanza maschile’”, afferma Zarcone. “Le scienze psicologiche, sociali e neuroscientifiche sono chiare: la violenza non è inscritta nel DNA, ma appresa in contesti che legittimano ruoli di potere asimmetrici. È fondamentale rimettere al centro ciò che conta davvero: la scienza, non gli stereotipi; la cultura, non il determinismo biologico; la responsabilità sociale, non l’inevitabilità”.

Le narrazioni più dannose sono quelle che colpevolizzano, romanticizzano o minimizzano il fenomeno. Espressioni come “litigi familiari”, “ha perso la testa”, “è un uomo all’antica” o “tragedia familiare” non descrivono la violenza, ma la attenuano, la rendono ordinaria e la spogliano di responsabilità. La violenza non è un equivoco né un eccesso emotivo: è un comportamento sistematico che nasce da modelli culturali distorti. Le parole delle istituzioni, in particolare, hanno un peso rilevante nell’orientare l’opinione pubblica e nel definire ciò che la società considera accettabile. Quando si ricorre a spiegazioni biologiche o al concetto di “raptus”, si tradisce la complessità del fenomeno e si distoglie l’attenzione dalla responsabilità sociale e politica.

Il messaggio centrale dell’Ordine in questa giornata è che la violenza si previene anche attraverso un uso consapevole e responsabile del linguaggio. “Contrastare la violenza sulle donne significa scegliere parole che riconoscono, rispettano e ribaltano i modelli che la rendono possibile”, conclude la Presidente Zarcone. “La violenza non è destino biologico: è cultura. E la cultura può cambiare. Con conoscenza, responsabilità e coraggio istituzionale”.

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