
Ma quale bitcoin e intelligenza artificiale, il miglior investimento è questo: i siciliani si stanno arricchendo tutti così
Questa attività imprenditoriale sta conquistando la Sicilia: tra tecnologia e grandi investimenti
Nella vallata del fiume Tusa, tra Palermo e Messina, i campi di avocado rappresentano la nuova frontiera dell’agricoltura siciliana. Qui i contadini si muovono in quad, tablet alla mano, per controllare umidità del terreno e irrigazione, grazie a un sistema di sensori e tubazioni sotterranee che riduce al minimo lo spreco d’acqua. Ogni pianta consuma circa dieci litri al giorno e in un’azienda come Halaesa, che conta 25mila alberi, la tecnologia è indispensabile. L’investimento iniziale è stato di oltre 400mila euro, cifra alta per il settore agricolo, ma giustificata dai margini economici che questa coltura può offrire.
Se un ettaro di limoneto in Sicilia rende in media 17mila euro l’anno, con l’avocado i guadagni possono più che raddoppiare. Questo spiega perché molti terreni di limoni vengano acquistati a circa 80mila euro l’ettaro, per poi essere rivenduti, una volta convertiti ad avocado, anche a 180mila. Il boom ha attirato investitori privati, aziende del Nord Italia e persino fondi di investimento, attratti dai ritorni a doppia cifra. L’avocado, da prodotto tropicale esotico, è diventato un asset agricolo di grande interesse.
Fondata solo tre anni fa, Halaesa ha raccolto già 8 milioni di euro da investitori in due round di finanziamento. Un approccio tipico delle startup tecnologiche, insolito per l’agricoltura italiana, che solitamente punta su guadagni certi ma più modesti. Il piano economico della società prevede rendimenti annuali elevati e l’uscita dei primi investitori entro sette anni. L’amministratore delegato Francesco Mastrandrea, 40 anni e laureato in economia, racconta di avere scelto personalmente i terreni, valutando falde acquifere, ventosità e caratteristiche climatiche.
Con gli investimenti raccolti, Halaesa ha già esteso le piantagioni a 150 ettari, puntando a 300 nel 2026 e a 500 entro il 2030. Un’espansione che riflette la logica delle grandi aziende agroalimentari, più che delle tradizionali aziende agricole siciliane a conduzione familiare. La scelta dei terreni, con pozzi e risorse idriche proprie, è fondamentale: senza acqua costante la coltura dell’avocado non è sostenibile. E il vento, spesso intenso lungo le coste, resta uno dei principali rischi per la produzione.
Non solo Halaesa: il boom di nuove aziende
Accanto ad Halaesa, altre realtà hanno puntato sull’avocado. Sicilia Avocado, attiva dal 2013, coltiva 100 ettari tra Catania e Siracusa. Più recente è Persea, nata nel 2021, che punta a 500 ettari tra Sardegna e Calabria. E ancora Piante Faro, che con Orsero ha avviato 50 ettari ai piedi dell’Etna, o il fondo Idea Agro, impegnato in un progetto da 100 ettari a Carlentini. L’interesse non riguarda solo il mercato agricolo tradizionale, ma attrae investimenti finanziari su larga scala.
Dieci anni fa, in Italia, si consumavano appena 100 grammi di avocado a testa all’anno. Oggi il consumo medio è di 800 grammi e continua a crescere: nei primi sei mesi del 2025 le vendite sono aumentate del 28 per cento. L’avocado è ormai entrato nelle abitudini alimentari quotidiane, trainato dal sushi, dal guacamole e dall’immagine di alimento salutare, ricco di grassi buoni, vitamine e antiossidanti. Una tendenza che alimenta ulteriormente la corsa alla coltivazione.
Piantagione di avocado – fonte pexels – Sicilianews24.it
Il nodo delle importazioni
Nonostante la crescita delle piantagioni siciliane, la produzione interna copre appena il 5 per cento della domanda. Il resto arriva da Spagna, Portogallo, Sudafrica e America Latina. I frutti vengono raccolti acerbi e trasportati per settimane via nave, maturando artificialmente con l’etilene. Questo processo, però, non garantisce sempre qualità costante: i consumatori si trovano spesso davanti ad avocado troppo duri o eccessivamente molli.
Il grande margine di importazione lascia spazio ai produttori locali. Un avocado coltivato in Sicilia, raccolto al momento giusto e venduto con una filiera corta, può garantire maggiore qualità e un prezzo più alto. Oggi un chilo venduto dai produttori locali può arrivare a 4 euro, mentre sugli scaffali della grande distribuzione può raggiungere i 13-14 euro, più del doppio rispetto al frutto importato. Per la Sicilia, l’avocado rappresenta quindi non solo una moda, ma una concreta occasione di sviluppo economico e agricolo.
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