Libia, arrestato Almasri per tortura e morte di un detenuto
La Procura generale libica ha disposto la custodia cautelare di Osama Najim, ex responsabile della Polizia giudiziaria, nell’ambito di un’inchiesta per tortura e per aver causato la morte di un detenuto. Lo ha reso noto oggi l’ufficio del Procuratore generale libico in un comunicato ufficiale.
Secondo quanto si legge nella nota, le indagini hanno riguardato violazioni dei diritti di dieci detenuti presso l’istituto di correzione e riabilitazione principale di Tripoli. Uno di loro sarebbe morto a seguito delle percosse subite. Najim è stato interrogato sulle accuse e si trova ora in detenzione preventiva in attesa di giudizio.
Le reazioni in Italia
La notizia ha riacceso il dibattito politico in Italia, dove l’arresto di Najim (identificato anche come **Almasri**) è stato collegato al caso che aveva suscitato polemiche nei mesi scorsi, quando il Governo Meloni aveva autorizzato il suo rientro in Libia dopo il fermo in Italia su mandato della **Corte Penale Internazionale (CPI)**.
La segretaria del Partito Democratico Elly Schlein ha duramente attaccato l’esecutivo: “Le autorità libiche hanno ordinato l’arresto di Almasri, per tortura e omicidio. Lo stesso criminale che Meloni, Nordio e Piantedosi hanno liberato e riaccompagnato a casa con un volo di Stato, dopo che la magistratura italiana lo aveva fermato per mandato della Corte Penale internazionale. È una figura vergognosa a livello internazionale: il governo deve chiedere scusa agli italiani”.
Sulla stessa linea anche il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, che ha definito la vicenda “una umiliazione per il Governo Meloni”: “Alla fine Almasri, un torturatore con accuse anche per stupri su bambini, è stato arrestato in Libia. Invece la nostra premier e i nostri ministri lo hanno fatto rientrare a casa con voli di Stato, calpestando il diritto internazionale e la Corte Penale internazionale, il cui Statuto a tutela dei diritti è stato firmato a Roma. Che vergogna per la nostra immagine: non è questa l’Italia”.
Il contesto diplomatico
La gestione dei rapporti con la Libia, in particolare sul fronte della cooperazione giudiziaria e migratoria, rimane un tema delicato per il governo italiano. L’arresto di Najim — figura di rilievo nel sistema penitenziario libico — rischia ora di riaccendere le tensioni politiche interne e di alimentare ulteriori interrogativi sulla trasparenza delle intese bilaterali tra Roma e Tripoli.
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