
“La città in cui si pagano più tasse in Italia è in Sicilia”, cittadini scappate subito | Vi stanno svenando e non ve ne accorgete
Dove le imprese italiane pagano meno tasse, l’analisi CNA. In questa città del Sud non conviene avviare un’attività
Il clima di fiducia delle imprese italiane ha registrato una nuova battuta d’arresto, in particolare nel comparto manifatturiero e nel commercio. Alla difficoltà di reperire personale qualificato si aggiunge il quadro normativo, che punta a ridurre il carico fiscale soprattutto sui cittadini. Per le aziende, invece, i benefici fiscali risultano spesso condizionati a nuove assunzioni e investimenti, creando un contesto meno favorevole rispetto alle aspettative.
In questo scenario diventa centrale comprendere quali territori offrano le condizioni fiscali più vantaggiose. La CNA – Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa – ha pubblicato una nuova edizione dell’Osservatorio sulla tassazione delle piccole imprese “Comune che vai, fisco che trovi”. Il rapporto, che prende in esame 114 capoluoghi di provincia, mette in luce differenze profonde e spesso sorprendenti sul peso del Total Tax Rate (TTR) lungo tutta la penisola.
Dal confronto emerge un divario netto tra Nord e Sud. Nei comuni settentrionali la pressione fiscale è generalmente più contenuta, mentre nelle città meridionali le imprese devono lavorare più a lungo per far fronte agli obblighi verso lo Stato. Un esempio emblematico arriva da Bolzano e Agrigento: un’azienda trentina smette di lavorare per il fisco il 18 giugno, mentre una siciliana deve attendere fino al 30 luglio, con un mese in più di impegni.
Nonostante le difficoltà, l’Osservatorio evidenzia un miglioramento rispetto al passato. La tassazione media sulle imprese è scesa al 52,7% grazie alla deduzione completa dell’Imu, all’abolizione dell’Irap e alla rimodulazione dell’Irpef. Questa riduzione di 7,5 punti percentuali ha anticipato di quasi un mese il cosiddetto “tax free day” delle PMI, caduto nel 2022 il 10 luglio rispetto al 7 agosto dell’anno precedente. Anche il divario tra i comuni più virtuosi e quelli più onerosi si è ridotto, passando da 16 punti a 11,3.
Bolzano guida la classifica
In cima alla classifica resta Bolzano, con un TTR pari al 46,7%, ben sei punti percentuali al di sotto della media nazionale. Qui le imprese beneficiano di un sistema fiscale più favorevole che consente loro di destinare prima i profitti alle proprie attività. La città altoatesina si conferma così un punto di riferimento per le politiche fiscali locali più efficienti.
Subito dietro Bolzano troviamo Trento, con un TTR del 47,9%, e Gorizia, con il 48,5%. In entrambi i casi pesa la tassazione locale sugli immobili, che porta l’Imu e la Tasi a incidere sensibilmente sui conti delle imprese. Tuttavia, la possibilità di dedurre completamente l’Imu dal reddito d’impresa permette di alleggerire la pressione a livello statale, riducendo così il peso complessivo.
Impresa – fonte pexels – Sicilianews24.it
Agrigento e Vercelli in fondo alla classifica
Se si guarda alle metropoli, il quadro appare meno brillante. Roma si posiziona solo all’83esimo posto con un TTR del 53,4%, mentre Milano si colloca al 24esimo con il 51,3%. I dati segnalano come anche nei principali poli economici del Paese la pressione fiscale resti elevata, influenzata da costi locali e da un sistema che non sempre premia le realtà più dinamiche.
Sul lato opposto della graduatoria troviamo Agrigento, Vercelli e Biella, con TTR compresi tra il 56,9% e il 58%. In queste aree a incidere maggiormente è l’elevata tassazione sugli immobili produttivi, in particolare quelli accatastati come C3 e C1, e un peso più gravoso della Tari. Una combinazione che costringe le imprese locali a operare in condizioni meno competitive rispetto alla media nazionale, penalizzando ulteriormente territori che già affrontano difficoltà economiche e occupazionali.
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