I medici specialisti ambulatoriali: “La sanità siciliana è ostaggio dell’incapacità regionale”
Le sigle sindacali maggiormente rappresentative delle strutture ambulatoriali della medicina specialistica territoriale: “Le inadempienze della Regione generano danni strutturali alle strutture accreditate, pilastro dei LEA, mettendo a rischio la sicurezza sanitaria dei cittadini”.
La Regione Siciliana non può uscire dal Piano di Rientro perché non rispetta gli obblighi normativi stabiliti dalle leggi nazionali, dai decreti ministeriali e dalla legislazione regionale. Ciò è certificato nei verbali del Tavolo Adempimenti (MEF–Ministero della Salute). Le inadempienze generano danni strutturali alle strutture accreditate, pilastro dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), mettendo a rischio la sicurezza sanitaria dei cittadini”.
Lo affermano le sigle sindacali maggiormente rappresentative delle strutture ambulatoriali della medicina specialistica territoriale che denunziano come da parte della Regione vengano in tal modo violate norme nazionali e regionali, producendo danni irreparabili alle strutture private accreditate e compromettendo i LEA.”
Quadro normativo violato
Ecco, secondo le associazioni, il quadro delle normative violate: Legge 311/2004 – Art. 1: comma 174: obbligo di copertura integrale del disavanzo sanitario – INADEMPIUTO; Comma 175: obbligo di equilibrio economico finanziario – NON GARANTITO; Comma 176: obbligo di attuazione del Piano di Rientro e rispetto dei tempi – VIOLATO.
Esito nei verbali: bilanci non riconciliati, residui passivi irregolari, incremento mobilità passiva. Infatti secondo il D.Lgs 502/1992 – Art. 8, 8-quinquies, 8-sexies, la norma impone: integrazione pubblico–privato accreditato, remunerazione equa delle prestazioni, contratti annuali tempestivi.
Le violazioni: contratti firmati a fine anno o anno successive, budget non coerenti col fabbisogno, tariffe sotto costo.
Secondo la Legge Regionale Sicilia 5/2009 – Art. 5 c’è l’obbligo di assegnare i budget ENTRO FEBBRAIO. Invece si assiste ad una violazione sistematica: comunicazioni tra novembre e dicembre, in alcuni anni l’assegnazione arriva l’anno successivo.
Le conseguenze: continuità interrotta, danni finanziari gravissimi agli erogatori.
Inoltre, secondo il DPCM 12/01/2017 – LEA, c’è l’obbligo: raggiungere punteggio minimo. La violazione consiste: prevenzione insufficiente, screening inadempienti, tempi d’attesa non conformi.
Il 5 DM 70/2015 stabilisce gli standard ospedalieri. Le violazioni: rete ospedaliera non adeguata, emergenza-urgenza non conforme, volumi chirurgici sotto standard.
Il DM 77/2022 regola il modello territorial. Le violazioni: Case di Comunità non attivate, rete territoriale assente, ADI insufficiente.
Risorse sanitarie insufficienti e mal ripartite
I verbali contestano che: la Regione non calcola il fabbisogno reale, i tetti di spesa non sono allineati alla reale domanda di salute, si penalizzano gli erogatori effettivi, si premiano soggetti che erogano poco o nulla.
Tutto ciò sto viola i principi del D.Lgs 502/1992, art. 8-quinquies (proporzionalità della spesa).
Danni gravissimi alle strutture private accreditate.
Provocati in particolare da programmazione assente. La mancata assegnazione entro febbraio impedisce: piani di investimento, assunzioni, sostenibilità operativa.
Tariffe sotto costo
Da oltre 10 anni non avviene aggiornamento tariffario: le prestazioni sono remunerate sotto costo, rischio default dell’intero settore.
Effetto di precarietà strutturale. Le strutture: non possono accedere a credito bancario, rinviano investimenti, rischiano sospensione servizi essenziali.
Danno da incertezza contrattuale. La firma tardiva dei contratti viola i principi di continuità assistenziale e determina: danni patrimoniali diretti, ischio di perdita di personale qualificato.
Domanda istituzionale. Come può la Regione chiedere l’uscita dal Piano di Rientro se viola:
– L. 311/2004,
– D.Lgs 502/1992,
– LR 5/2009,
– DPCM LEA,
– DM 70,
– DM 77,
– Patto per la Salute?
E come può pensare di garantire i LEA senza destinare almeno 1 miliardo del disavanzo sanitario alla rete pubblica e a quella privata accreditata?
La sanità siciliana non è ostaggio di Roma: è ostaggio dell’incapacità regionale. Le strutture accreditate non possono più sopravvivere in assenza di programmazione. La Regione deve rispettare la legge o lasciare spazio a una governance in grado di garantire sicurezza, continuità e qualità delle cure per i cittadini.
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