Centrifughe spente e ambulatori chiusi, le richieste della Sanità privata al Governo Schifani
La sanità privata convenzionata oggi si è fermata in Sicilia. A Palermo, in piazza Indipendenza davanti alla sede della Presidenza della Regione, si sta svolgendo una manifestazione organizzata da quattordici sigle intersindacali della specialistica convenzionata per denunciare una crisi che — sostengono — va avanti da oltre vent’anni. Al centro della mobilitazione ci sono tariffe considerate ormai insostenibili, tetti di spesa non aggiornati e il rischio concreto di non poter più garantire i servizi essenziali ai cittadini.
Tariffe ferme e servizi a rischio: la protesta delle strutture convenzionate
Secondo i promotori dello sciopero, il sistema della specialistica territoriale sarebbe arrivato a un punto di rottura. Le tariffe per le prestazioni, ferme da due decenni, non coprirebbero più i costi minimi di gestione, mentre le risorse destinate dal bilancio sanitario regionale sarebbero insufficienti e spesso disperse in altri comparti.
Le strutture denunciano margini economici azzerati e la progressiva impossibilità di continuare ad assicurare prevenzione, diagnostica e assistenza ambulatoriale.
La protesta ha coinvolto centinaia di strutture private convenzionate. Laboratori di analisi, centri diagnostici e ambulatori specialistici sono rimasti chiusi in tutta l’isola, con adesioni totali in città come Sciacca, Ribera e Menfi, dove centrifughe spente, sale prelievi chiuse e attività sospese hanno fotografato il livello di tensione che attraversa il settore.
Da settimane la categoria segnala difficoltà crescenti, con cittadini costretti — negli ultimi mesi dell’anno — a pagare di tasca propria esami e visite rimasti fuori dai budget regionali.
A Palermo, oltre al presidio in piazza Indipendenza, sono stati posizionati due camper simbolo della protesta: uno davanti a Palazzo dei Normanni e l’altro di fronte all’assessorato regionale alla Salute. L’obiettivo dichiarato è sollecitare il governo regionale ad aprire un confronto immediato per sbloccare tariffe, tetti e criteri di programmazione, ritenuti ormai obsoleti.
Tra i punti più contestati dai promotori dello sciopero c’è il piano di rientro, in vigore da oltre diciotto anni. Secondo le sigle, la Sicilia sarebbe una delle poche regioni italiane ancora imbrigliate in un regime straordinario che, di fatto, impedirebbe alla sanità regionale di evolversi, bloccando investimenti, assunzioni e aggiornamento delle tariffe. Una situazione che — spiegano — rischia di indebolire ulteriormente il sistema, con inevitabili ricadute sui cittadini e sugli ospedali già sovraccarichi.
Le associazioni che si dissociano: “Serve dialogo, non lo sciopero”
Ma la protesta non ha visto il settore compatto. Le principali associazioni della Specialistica Ambulatoriale Accreditata hanno infatti preso le distanze dalla mobilitazione del 26 novembre, dichiarando che tutte le visite e gli esami prenotati sarebbero stati garantiti. Queste organizzazioni, tra cui C.S.A., ACAP Salute, AMSA FKT, ANMED, ASSOCENDIS-ARDIAR, CONFIMI Sanità Sicilia, FESIOP, GRUPPO Autonomo Specialisti Branche a Visita, ULPEA MEDEAC e UAP, hanno scelto la via del dialogo istituzionale.
La decisione è maturata dopo un incontro con l’Assessorato alla Salute lo scorso 21 novembre. Pur riconoscendo la gravità delle criticità, le associazioni hanno preferito non aderire a iniziative non condivise, sostenendo che la priorità assoluta resta la continuità assistenziale. Anche per queste sigle, tuttavia, i problemi restano: ritardi nell’assegnazione dei budget, necessità di superare i “budget storici”, distorsioni concorrenziali segnalate dall’Antitrust e rischio concreto di interruzione di pubblico servizio a causa dei limiti imposti alle prestazioni.
Le associazioni che non hanno aderito allo sciopero hanno chiesto alla Regione garanzie e scadenze precise: entro il 31 dicembre 2025 permettere alle strutture sotto le 200.000 prestazioni annue di scegliere la forma di aggregazione più adatta; entro febbraio 2026 ridefinire i criteri di assegnazione dei budget secondo i rilievi del Garante. Solo interventi strutturali, spiegano, potranno assicurare sostenibilità al sistema, dare certezza alle strutture e ridurre le liste d’attesa.
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