Catania, un arresto dopo la condanna definitiva per mafia: sequestrati di 5 milioni
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Catania, un arresto dopo la condanna definitiva per mafia: sequestrati di 5 milioni

È stato arrestato dai militari del G.I.C.O. di Catania Orazio Buda, già ai domiciliari nel quartiere Librino, in esecuzione di un ordine di carcerazione emesso dalla Procura Generale. La condanna definitiva, pronunciata dalla Corte d’Appello etnea, lo riconosce colpevole di associazione mafiosa e altri gravi reati. L’uomo, noto esponente del clan “Cappello/Carateddi”, è stato trasferito nel carcere di alta sicurezza di Catania-Bicocca, dove dovrà scontare una pena residua fino al 15 marzo 2031.

Il clan e il riciclaggio attraverso i “prestanome”

L’inchiesta, denominata “Sipario”, condotta dalla Guardia di Finanza su delega della Procura della Repubblica di Catania, ha permesso di svelare la rete criminale attraverso cui Buda reinvestiva i proventi illeciti in attività commerciali fittiziamente intestate a terzi. L’obiettivo era duplice: da un lato occultare la reale titolarità delle imprese, dall’altro consolidare la presenza del clan nel tessuto economico catanese.

Estorsioni, corruzione e favori a pubblici ufficiali

Le indagini hanno inoltre accertato estorsioni ai danni di imprenditori locali, specialmente nel settore dei trasporti, e persino a un noto pittore siciliano, costretto a donare opere utilizzate in parte per corrompere pubblici ufficiali e in parte per arredare esercizi commerciali del clan. I rapporti coltivati con esponenti del mondo pubblico sarebbero stati funzionali a proteggere e favorire gli affari dell’organizzazione mafiosa.

Ventidue indagati e sequestro di società: un patrimonio da 5 milioni

Nel corso dell’operazione, i finanzieri del Nucleo PEF hanno notificato nel 2021 22 avvisi di garanzia per reati come estorsione mafiosa, riciclaggio, corruzione, bancarotta fraudolenta, falso in atto pubblico, intralcio alla giustizia e corruzione elettorale. Contestualmente, sono stati sequestrati beni riconducibili al sodalizio mafioso per un valore complessivo di circa 5 milioni di euro, compresi tre noti bar e ristoranti del centro di Catania.

L’allarme della Procura: “Proteggere l’economia sana”

La Procura Generale ha ribadito che l’attività rientra in un più ampio impegno volto a contrastare le infiltrazioni mafiose nell’economia, prevenendo la partecipazione occulta di clan e prestanome nel capitale di imprese formalmente legittime. Una minaccia, quella dell’inquinamento imprenditoriale, sempre più sofisticata e pericolosa.

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