“Al postino spara sempre due volte”, Alberto Pulvirenti racconta com’è nata l’idea dello spettacolo
Domenica scorsa, al Teatro Sipario Blu di Catania, la compagnia Pensieri Riflessi ha ufficialmente inaugurato la nuova stagione 2025-2026. Un debutto “esplosivo” con “Al postino spara sempre due volte”, commedia brillante sul modello inglese dove si ride di gusto. Abbiamo intervistato Alberto Pulvirenti, attore della compagnia, per raccontare come è nata l’idea di questo primo spettacolo. Ma anche per annunciare al temi, priorità e obiettivi che scandiranno l’intera stagione.
Nell’opera Al postino spara sempre due volte interpreti un personaggio bizzarro, una specie di disturbatore dal grilletto facile. Come è stato interpretarlo e quale sfumatura tua personale hai aggiunto?
“Da un lato è stato strano, perché ho dovuto combattere un po’ con questa sensazione di inutilità di massima, e questo ha anche comportato qualche difficoltà nel memorizzare la parte, proprio perché non è collegata logicamente a quello che succede. A questo punto, proprio per creare un contrasto con la sua poca utilità nell’economia della trama, ho cercato di interpretarlo dandogli un’eccessiva solennità e drammaticità che dovrebbe risultare buffa in contrasto con la comicità di tutta la vicenda”.
Cosa ti aspetti da questa stagione e dal tuo pubblico?
“Come ogni anno, mi aspetto di soddisfare le aspettative dei nostri habitué ma spero sempre di cogliere l’interesse di nuovi spettatori che possano fruire, capire, apprezzare e pubblicizzare il lavoro che facciamo, ma non per un mero interesse economico o per nutrire un ego personale o di gruppo, bensì perché vorrei che il lavoro che facciamo, che ci diverte tanto fare e che, modestia a parte, facciamo discretamente bene, fosse fruito da quanta più gente possibile. È come un buon piatto che fai con le tue mani: vorresti che lo assaggiasse quanta più gente possibile”.
Per ridere non abbiamo bisogno del dialetto: cos’è per te la comicità?
“La comicità è la capacità di far ridere. Detto così sembra una banalità ma è tutt’altro che banale. Saper far ridere è una abilità che prescinde dall’argomento, dal tono, dalla voce: è saper sfruttare qualsiasi cosa si ha a disposizione per crearne qualcosa che susciti ilarità, dove con ilarità non intendo risa sguaiate e fuori controllo ma quelle risate spontanee che vengono fuori anche nelle situazioni più comuni. Un comico deve essere come McGyver: produce una situazione divertente con una graffetta, due fogli di carta e un accendino. Tra l’altro, quella comicità basata su situazioni sempre uguali, o su effetti specifici, non ha garanzia di longevità, secondo me: tutto, ad un certo punto, stanca e fa meno effetto. Io stesso, nel fruire di spettacoli comici, continuo ad apprezzare attori che sanno reinventarsi e movimentare la loro produzione trovando nuovi spunti per la risata, mentre tutte le “macchiette” che infestano la TV e i social di oggi, anche quando alla prima o seconda visione mi divertono, dopo un po’ mi stancano e smetto di seguirli”.
Il tema della follia attraverserà tutta la nuova stagione: come mai questa scelta?
“Tutto ciò che riguarda il pensiero, la ragione e il ragionamento sono temi che di questi tempi val la pena attenzionare, perché questa epoca sta fortemente minando la capacità di ragionamento critico, perché è l’era dei ragionamenti di massa, dove si pensa poco con la propria testa e si segue più spesso le masse (rese enormi dai social globalizzati) senza capire cosa (e secondo alcuni, chi) le muove e perché. Una sorta di follia di massa, nata da una pigrizia fomentata dalla comodità dei tempi moderni, che, per molti, diviene una scusa, anzi un invito a ridurre al minimo il proprio impegno: dapprima pigrizia muscolare, muoversi poco e farlo con tutti i mezzi che lo rendono agevole, poi pigrizia mentale, ragionare meno possibile e possibilmente con la testa di qualcun altro, o, in tempi più recenti, di qualcos’altro”.
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