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Pensione in cumulo e TFS, perché i tempi di attesa si allungano: la regola del cumulo contributivo
Un dipendente pubblico con oltre 45 anni di contribuzione, è stato collocato a riposo d’ufficio al compimento dei 65 anni. Un traguardo raggiunto per limiti ordinamentali, che normalmente farebbe scattare i tempi di attesa per la liquidazione del Trattamento di Fine Servizio. Tuttavia, l’INPS ha comunicato che, avendo optato per il cumulo contributivo, il pagamento non potrà avvenire subito ma solo dopo il raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia.
Il cumulo contributivo consente di sommare i contributi versati in diverse gestioni previdenziali senza costi aggiuntivi per il lavoratore. Si tratta di una possibilità introdotta per facilitare il pensionamento di chi ha carriere frammentate. Ma per i dipendenti pubblici questo strumento porta con sé una conseguenza significativa: il TFS non viene liquidato al momento della cessazione dal servizio, bensì solo quando si matura l’età anagrafica prevista per la pensione di vecchiaia.
Questa disciplina è stabilita dalla Legge n. 232 del 2016, art. 1, comma 196, che richiama l’articolo 24, comma 6, del Decreto Legge n. 201 del 2011. La norma specifica chiaramente che, per il personale delle pubbliche amministrazioni in pensione con il cumulo, il TFS non è esigibile prima che siano trascorsi dodici mesi dal raggiungimento dell’età pensionabile di vecchiaia. Oggi questa età è fissata a 67 anni.
La conseguenza pratica è che un lavoratore, pur essendo collocato a riposo a 65 anni, dovrà attendere altri due anni per maturare l’età di vecchiaia. Solo da quel momento inizierà a decorrere la finestra di 12 mesi necessaria per la liquidazione del TFS. In concreto, questo significa che la prestazione sarà erogata non prima dei 68 anni.
Una differenza rispetto agli altri pensionamenti
Nei casi ordinari, i tempi di pagamento del TFS decorrono dalla cessazione del servizio per pensionamento. Ma per chi sceglie il cumulo contributivo, il meccanismo si sposta in avanti, legandosi esclusivamente all’età anagrafica prevista dalla legge per la pensione di vecchiaia. Questo crea una penalizzazione evidente per chi ha carriere lunghe e viene collocato a riposo prima di quell’età.
Per molti lavoratori, il TFS rappresenta una parte importante della liquidazione finale e spesso viene considerato come un supporto economico immediato nella transizione alla pensione. La posticipazione di diversi anni può quindi generare difficoltà nella pianificazione finanziaria, costringendo i pensionati a rivedere i propri progetti o a ricorrere a forme alternative di sostegno.
INPS – fonte_Ansa – Sicilianews24.it
Il pagamento a rate
Oltre ai tempi di attesa, occorre ricordare che il TFS viene corrisposto in più tranche se supera determinati importi. Per cifre superiori a 50.000 euro, la liquidazione avviene in almeno due rate: la prima, e se necessario la seconda, coprono fino a 50.000 euro ciascuna, mentre l’eventuale terza rata viene erogata a copertura del residuo. Questo significa che, anche al termine dell’attesa, il lavoratore potrebbe ricevere il trattamento in maniera dilazionata.
Il caso in esame evidenzia come la scelta del cumulo contributivo, pur utile per ottenere la pensione, comporti conseguenze meno favorevoli in termini di tempi di liquidazione del TFS. Conoscere bene la normativa è quindi fondamentale per valutare le alternative e programmare il proprio futuro economico. La trasparenza delle regole e una corretta informazione possono aiutare i lavoratori a prendere decisioni più consapevoli e ad affrontare senza sorprese il passaggio alla pensione.
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