
Caso Riina Jr., bufera dopo l’intervista a “Lo Sperone Podcast”
Politica e istituzioni insorgono: “Parole gravissime e offensive, non si riscrive la storia”
Hanno sollevato polemiche e indignazione le dichiarazioni di Giuseppe Salvatore Riina, figlio del boss di Cosa nostra Totò Riina, ospite di Lo Sperone Podcast, condotto da Gioacchino Gargano e Luca Ferrito.
Durante l’intervista, Riina Jr. ha negato che il padre avesse mai ordinato l’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, ha sostenuto che Giovanni Falcone fosse stato ucciso “non perché dava fastidio alla mafia, ma ad altri dietro le quinte”, e ha definito l’antimafia “un carrozzone di gente in cerca di riflettori”. Ancora più contestate le parole sul padre, descritto come “un uomo serio e onesto” e “arrestato perché dava fastidio”, un ritratto che ha suscitato indignazione e sdegno diffuso.
La replica dello speaker
Alle polemiche ha risposto Gioacchino Gargano, ricordando la propria storia personale. “Nel 2009 mio nonno, Salvatore Mangano, fu ucciso a colpi d’arma da fuoco. Un uomo onesto, incensurato. Dopo tanti anni non sappiamo ancora chi lo abbia ucciso, ma sappiamo che potrebbe essere vittima di mafia. Ogni anno siamo solo io e la mia famiglia a celebrarlo e ricordarlo”.
Gargano ha preso le distanze in modo netto: “La mafia si schifa, non si appoggia e non si elogia. La mafia si combatte e si distrugge, come ci hanno insegnato Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Aver dato voce al figlio del capo dei capi è stata un’azione insidiosa, lo riconosco. Ma io mi assumo le responsabilità: non appoggio in alcun modo questi personaggi”.
Sul dibattito riguardo alla cancellazione dell’episodio, ha aggiunto: “Proporre di eliminare la puntata o il podcast intero significa colpire la libertà di informazione. Noi ci discostiamo totalmente da qualsiasi pensiero mafioso”.
Le reazioni della politica
Durissime le prese di posizione di istituzioni e rappresentanti politici. Renato Schifani, presidente della Regione Siciliana, ha definito le dichiarazioni del figlio di Totò Riina “gravissime e offensive”, ribadendo che Giovanni Falcone è stato ucciso perché era il simbolo della lotta alla mafia. “La Sicilia non dimentica e respingerà sempre chi tenta di infangarne la memoria”, ha aggiunto.
Sulla stessa linea Carolina Varchi, segretario di Presidenza della Camera e capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Giustizia, che ha parlato di “vergogna” e definito irresponsabile e pericolosa la scelta di dare voce a Riina Jr. “Quel podcast deve essere rimosso dal web”, ha dichiarato, annunciando un esposto per chiedere l’allontanamento del figlio del boss da Corleone e dalla Sicilia.
Anche il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, ha condannato le parole di Riina Jr., definendole “deliranti, false e offensive”. “Negare le verità giudiziarie sull’omicidio di Giuseppe Di Matteo e infangare la memoria di Falcone significa riscrivere la storia in modo strumentale. Palermo non darà spazio né legittimazione a chi tenta di riabilitare l’orrore mafioso”, ha dichiarato il primo cittadino.
L’intervento del Corecom Sicilia
Il presidente Andrea Peria Giaconia ha espresso sdegno sottolineando che dichiarazioni simili rischiano di banalizzare la memoria delle vittime e normalizzare il racconto criminale. “I media e le piattaforme digitali hanno il dovere di informare con responsabilità, senza offrire spazio a messaggi che possano ferire la coscienza civile”, ha dichiarato.
L’intervista a Riina Jr. apre un nuovo fronte sul ruolo dell’informazione e sul confine tra libertà di parola e rischio di legittimare narrazioni pericolose. Se da un lato il podcast rivendica la volontà di mostrare “tutte le voci”, dall’altro istituzioni e politica si schierano con fermezza: la memoria delle vittime non si tocca, la storia non si riscrive.
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