
Brucia la provincia di Trapani e la Riserva dello Zingaro, piromani in azione
Decine di roghi attivi tra Trapani e Palermo. Monte Cofano e la Riserva dello Zingaro devastati. Evacuazioni, paure e appelli alla responsabilità
Una giornata di passione e distruzione sul fronte incendi in Sicilia, soprattutto nel Trapanese. Alimentato dal vento caldo di scirocco e da temperature roventi, un vasto rogo è partito dalle curve di Biro, propagandosi rapidamente verso le frazioni di Purgatorio a Custonaci, Castelluzzo e San Vito Lo Capo, riducendo in cenere ettari di macchia mediterranea e minacciando direttamente abitazioni, attività turistiche, vite umane e animali.
A Castelluzzo la popolazione è stata colta dal panico: molti hanno abbandonato le proprie case. I forestali sono riusciti a mettere in salvo un uomo ultracentenario, disorientato nel fumo, e un ragazzo che tentava di proteggere il proprio bestiame. Con risorse limitate, vigili del fuoco e protezione civile hanno operato senza sosta, supportati da un unico elicottero Falco per gran parte della giornata, fino all’arrivo di un Canadair, immediatamente dirottato verso la Riserva dello Zingaro, anch’essa investita dal fuoco insieme al Monte Cofano.
Il fronte del fuoco: la Sicilia occidentale in ginocchio
La statale 187, Monte Sparagio, Buseto Palizzolo, Castellammare del Golfo, Monte Palatimone, già colpito giorni fa: le fiamme hanno avvolto in una morsa incendiaria l’intero paesaggio naturale. A San Vito Lo Capo, le frazioni di Castelluzzo e Macari si sono trasformate in punti critici, mentre il fuoco si è spinto fino al cuore del Parco di Monte Cofano, devastando una delle aree più amate della Sicilia occidentale.
Imponente anche il dispiegamento di uomini e mezzi nel Palermitano, dove altre decine di focolai hanno richiesto interventi urgenti. Ma è nel Trapanese che la situazione ha assunto contorni drammatici, sotto lo sguardo impotente dei sindaci di Custonaci e San Vito Lo Capo, Fabrizio Fonte e Francesco La Sala.
Evacuazioni, centri di raccolta e paura nella notte
Nel pomeriggio di ieri e in serata si è reso necessario evacuare diverse abitazioni nelle aree più esposte. Il Comune di San Vito Lo Capo ha attivato un centro di raccolta presso il Teatro Comunale, in prolungamento di via Savoia, per accogliere le persone in fuga. Il vento rende difficoltoso l’intervento dei mezzi aerei, che spesso non possono decollare in sicurezza.
Le immagini provenienti da Monte Cofano, avvolto dalle fiamme, sono strazianti: testimonianze di un disastro ambientale e umano. Una ferita che si aggiunge a quelle già inferte negli anni da mani criminali.
L’appello della Chiesa e la denuncia contro i piromani
In un comunicato diffuso nelle stesse ore, la Diocesi di Trapani ha espresso la propria vicinanza alla popolazione colpita e alle forze impegnate nei soccorsi: “Arrivano segnalazioni da tanti abitanti delle frazioni di San Vito – si legge nella nota – in ansia per la vastità e la gravità degli incendi che devastano la natura e minacciano case e persone”. Il vescovo ha invocato la benedizione su vigili del fuoco, forestali e volontari: “Uomini e donne delle istituzioni che rischiano la vita per fronteggiare l’emergenza». Forte il monito contro i piromani: “Denunciamo ancora una volta il peccato scellerato di chi attenta alla vita del creato e degli uomini, sperando nell’impunità”.
Un crimine orchestrato: la denuncia civile e politica
Non si tratta di eventi isolati. Le autorità locali e i cittadini denunciano una strategia criminale: più focolai accesi simultaneamente, sfruttando le condizioni meteorologiche estreme, con l’obiettivo di massimizzare la devastazione. Così intere montagne vengono incenerite, e il paesaggio viene sfigurato.
“Non bastano gli appelli – scrive un residente – non abbiamo strumenti adeguati come droni, sensori termici o telecamere a infrarossi. Il fuoco arriva prima degli aiuti”. La fragilità del sistema di prevenzione lascia spazio alla distruzione e rende ogni estate un copione già scritto.
Sperare nel vento, sperare nel cambiamento
Ora tutta la speranza è affidata al vento: che cali, che giri, che dia tregua. Ma la Diocesi lancia un messaggio: “Auspichiamo che davvero in Sicilia cambi il vento. Per una prevenzione a regola d’arte, per una cura del territorio all’altezza della sua bellezza e della sua fragilità”.
Nel silenzio rovente della notte, con il fumo che ancora riempie l’aria e le sirene in lontananza, la Sicilia osserva il suo paesaggio bruciare. E spera che, domani, resti qualcosa da salvare.
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