
Farmaco, accesso e disparità: da Palermo l’appello per un SSN più equo
Si è conclusa ieri a Palermo, presso la Chiesa di Sant’Andrea, la prima delle due giornate del convegno Il governo e la gestione del farmaco, dai fabbisogni, all’appropriatezza, alla disponibilità. Per un modello regionale omogeneo e un accesso rapido alle cure da parte del paziente. L’iniziativa, promossa da AiSDeT (Associazione Italiana per la Salute Digitale e la Telemedicina), si propone di affrontare le sfide cruciali legate all’accesso ai farmaci e alla loro gestione nel Servizio Sanitario Nazionale (SSN).
L’accesso ai farmaci in Italia è una questione complessa, caratterizzata da disomogeneità e disparità territoriali che contrastano con i principi di uniformità e universalità delle cure. La modifica del Titolo V della Carta Costituzionale e il federalismo fiscale hanno evidenziato incoerenze nel meccanismo di accesso, portando a una non omogeneità nella disponibilità dei farmaci e a una difformità nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) farmaceutica.
Le due giornate mirano a stimolare il dibattito su come rendere gli acquisti sanitari più efficienti e coordinati, superando l’eterogeneità di approccio tra le Regioni e le asimmetrie nelle procedure di gara, come quelle “value based” diffuse “a macchia di leopardo”. Un coordinamento più allineato tra le stazioni appaltanti, la condivisione di processi omogenei, il trasferimento delle best practice e la condivisione dei dati sono visti come l’optimum per migliorare il valore degli appalti regionali.
Tra i temi centrali del dibattito, l’impatto del Correttivo entrato in vigore il 1° gennaio 2025, che rettifica oltre 70 articoli del Nuovo Codice degli Appalti (D.Lgs. 36/2023) per superare le criticità emerse nella sua applicazione. In particolare, per l’acquisto dei farmaci, si evidenzia la necessità di una più corretta individuazione dei fabbisogni e dell’appropriatezza, e il potenziamento del governo dei dati, anche attraverso l’uso di sistemi di Intelligenza Artificiale (AI). L’AI potrà offrire un quadro più chiaro delle necessità di acquisto, delle divaricazioni di prezzo e delle zone di opacità.
Fausto Bartolini, Direttore Dipartimento Assistenza Farmaceutica e Patologia Clinica USL UMBRIA 2, Coordinatore della Cabina di Regia sulla Governance Farmaceutica Regione Umbria e delegato SIFO, ha evidenziato le significative difficoltà nell’uniformare le pratiche di acquisto e l’appropriatezza terapeutica tra le regioni italiane. Le criticità derivano da una serie di fattori interconnessi che minano l’efficienza del sistema sanitario. «Le differenze regionali sono profonde, influenzate dalla preparazione, formazione e disponibilità dei professionisti a prendersi responsabilità. Ogni regione adotta, inoltre, politiche e governance proprie. Di conseguenza, le centrali di acquisto (AREAs) operano spesso autonomamente, non allineate con gli indirizzi regionali di governance». Bartolini sottolinea come le procedure e strategie di acquisto siano un elemento essenziale di governance che dovrebbe essere allineato ai provvedimenti regionali e integrato nei documenti di gara. «La mancata aderenza a questo principio porta a risultati delle gare che contrastano con le politiche regionali, generando ricorsi. A ciò si aggiunge un’interpretazione frammentata e disomogenea della normativa, complessa e mutevole, che amplifica ulteriormente le differenze tra regioni, impattando su appropriatezza e contenimento dei costi». Per superare queste sfide, invoca una sinergia tra decisori politici, governance e aziende sanitarie. Pur riconoscendo che la gestione centralizzata è più semplice nelle regioni di medie-piccole dimensioni, è fondamentale un movimento congiunto di tutti gli attori. «Serve una profonda conoscenza della normativa, un’assunzione di responsabilità e un confronto attivo con le esperienze e i risultati delle altre regioni, non limitato alla comparazione dei prezzi. Cruciale è l’integrazione immediata delle norme regionali nei documenti di gara, poiché tentare di applicarle in fase successiva genera contenziosi». Il delegato SIFO evidenzia la necessità di una governance regionale forte, capace di gestire questi aspetti e di avvalersi tempestivamente delle sentenze giurisprudenziali per chiarire le aree normative incerte. «Una delle maggiori criticità riguarda l’assenza di un codice specifico per l’acquisto di beni sanitari (farmaci e dispositivi medici). Le norme attuali, pensate per opere pubbliche o servizi, non si adattano alle logiche sanitarie, che finiscono per subire impostazioni influenzate da altri interessi. L’ultima modifica del codice, in particolare l’articolo 59, ha reintrodotto le quote obbligatorie, precedentemente accantonate per gli acquisti sanitari. Occorre ora che SIFO e FARE (associazione dei provveditori) chiedano immediatamente con forza una modifica dell’art. 59 con deroga delle quote, magari chiedendo di prevedere che con specifica motivazione da parte della Centrale degli Acquisti si può derogare dall’obbligo di inserire le quote nel capitolato di gara». Infine, ritiene che le quote fisse contrastino con l’esigenza di scegliere prodotti con specificità diverse, fondamentali per le necessità di pazienti e medici, e limitano la flessibilità nel caso un unico fornitore non possa coprire l’intera quantità. «Questo implica che tutti i prodotti siano considerati uguali, il che non è vero in ambito sanitario, e genera continui ricorsi, costringendo gli operatori a cercare “escamotage” per ovviare ai danni di una normativa inadeguata».
La gestione delle carenze di farmaci e la risoluzione dei “colli di bottiglia” nell’approvvigionamento rappresentano sfide cruciali per il sistema sanitario. Maurizio Pastorello, Direttore Dipartimento farmaceutico interaziendale ASP Palermo, ha chiarito che per affrontare efficacemente queste criticità, bisogna intervenire sulla normativa esistente. È fondamentale: «Modificare le norme, quindi quello che è il codice degli appalti, in modo da renderlo più fruibile per i percorsi di accesso ai farmaci». La sua visione è chiara: l’attuale legislazione non è sufficientemente agile per le dinamiche e le urgenze intrinseche del settore farmaceutico. Una delle principali anomalie evidenziate riguarda specificamente i farmaci esclusivi, ovvero quei medicinali prodotti da un’unica azienda senza concorrenza. In questi casi, egli ha dichiarato con fermezza quanto: «Sia assurdo che vengano effettuate gare o comunque procedure che ritardano poi il processo di acquisizione del farmaco». Questo punto sottolinea come le procedure standard, pensate per stimolare la competizione, possano diventare un ostacolo insensato quando non vi è concorrenza di mercato, generando solo lungaggini e rallentamenti nell’ottenimento di prodotti essenziali. Per ovviare a queste problematiche, Pastorello ha proposto due strade principali per una riforma strutturale: «La prima è fare un codice agli appalti dedicato ai farmaci, una soluzione che permetterebbe una normativa su misura per le specificità del settore. La seconda alternativa è avviare dei percorsi che facilitano l’accesso ai farmaci, specialmente quelli unici. L’obiettivo condiviso di entrambe le proposte è quello di semplificare e velocizzare le procedure di acquisizione. Una legislazione specifica o percorsi preferenziali garantirebbero che i farmaci indispensabili arrivino ai pazienti senza inutili dilazioni burocratiche». Questo approccio, secondo Pastorello, è fondamentale per migliorare l’efficienza complessiva e la tempestività nella disponibilità dei medicinali per la popolazione.
Sulla questione della riduzione delle disparità nell’accesso ai farmaci tra i distretti della stessa ASL, Adriano Vercellone,Direttore UOC Assistenza Farmaceutica Distretti Nord ASL Napoli 3 Sud ha chiarito di non aver riscontrato significative difformità comportamentali interne alle aziende sanitarie. Ha rilevato che la frammentazione è più probabile tra le ASL di una medesima regione. Tuttavia, in Campania, le direttive regionali intervengono per uniformare le modalità di prescrizione e distribuzione. «Posso dire che è proprio residuale questo fatto, cioè capita veramente molto di rado», ha affermato. Ne consegue che un “provvedimento di tipo regionale” autorevole e una “committenza forte” sono strumenti chiave per stabilire procedure uniformi e ridurre le disuguaglianze. Affrontando le principali criticità nella rilevazione dei fabbisogni reali nei territori a maggiore fragilità sanitaria, Vercellone ha sottolineato che l’identificazione dei fabbisogni è «Forse proprio uno dei punti nodali per l’equità d’accesso. Una programmazione errata – ha spiegato – può portare a carenze temporanee. Sebbene le gare centralizzate regionali, come quelle gestite da Soresa in Campania, funzionino generalmente bene, la vera criticità emerge con i farmaci, tra virgolette nuovi». Per questi, diventa difficile prevedere il reale fabbisogno, poiché le stime iniziali di penetrazione o prescrivibilità possono essere smentite dalla pratica clinica. «Ciò può causare che il fabbisogno elaborato si riveli insufficiente, creando momenti di carenza. Tali situazioni vengono risolte autorizzando le ASL a procedere in autonomia con gli acquisti, guadagnando tempo prezioso». Vercellone ha suggerito che la variabilità può essere mitigata attraverso: «Centralizzazioni o, comunque, ad acquisire delle caratteristiche comuni che valgono un po’ per tutti quanti», ma ha concluso che la stima dei fabbisogni rimane più complicata per farmaci di cui non si conosce l’effettivo impatto clinico.
La giornata di oggi sarà interamente dedicata all’approfondimento di temi cruciali per il Servizio Sanitario Nazionale, con un’attenzione particolare all’accesso equo ai farmaci, alla governance e all’utilizzo delle tecnologie digitali. L’evento, che proseguirà il cammino iniziato oggi, mira a dare un contributo significativo al miglioramento delle politiche di gestione del farmaco attraverso il confronto tra i vari attori coinvolti nel processo di acquisto e cessione, con l’obiettivo di redigere un paper conclusivo.
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